Fascismo di ritorno by Franco Ferrarotti

Fascismo di ritorno by Franco Ferrarotti

autore:Franco Ferrarotti [Ferrarotti, Franco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fiorenzo Albani Editore
pubblicato: 2024-03-21T23:00:00+00:00


4. Perché il neofascismo?

Il fascismo ha portato il paese al disastro dopo un ventennio di dittatura ed è finito, com’era inevitabile, nell’ignominia. Ma perché, oggi, trascorsi venticinque anni di democrazia, quando il paese a prezzo di sofferenze umane indubbiamente alte è però riuscito a trasformarsi da società contadina tecnicamente arretrata e socialmente statica in una economia industriale, il fascismo sembra tornare sulla scena politica e si deve parlare del neofascismo non tanto come d’una società di mutuo soccorso fra i sopravvissuti della Repubblica sociale di Salò, ma come d’una forza politica con la quale occorre fare i conti? È vero infatti che studiare oggi il fascismo come fenomeno storico, tentare di accertarne la matrice causale e le condizioni che ne hanno favorito l’avvento, non è solo uno scavo retrospettivo, ossia non è solo un compito da storico frequentatore di archivi polverosi. Vuol dire anche occuparsi di cronaca. Il fascismo è ancora fra noi. Fascisti confessi si aggirano a piede libero e sognano il giorno della loro impossibile rivincita. Perché? È chiaro che il fenomeno non è attribuibile semplicisticamente al carattere bonario dell’epurazione antifascista l’indomani della Liberazione né in generale alla clemenza piuttosto distratta della Repubblica.

Perché dunque torna il fascismo?

Una risposta esauriente o quanto meno non superficiale deve necessariamente coinvolgere piani diversi. Si può rispondere, in primo luogo, che il fascismo torna perché non se ne era mai andato, perché non era mai stato veramente liquidato. Discorsi domenicali a parte, i “tagli netti” sono difficili, forse impossibili. Gli entusiasmi, l’euforia collettiva durante i giorni della Liberazione, che significavano la fine del fascismo ma anche la fine d’una guerra ingrata, fratricida, in cui tutta la popolazione era stata direttamente coinvolta in una proporzione mai prima registrata, li ricordano tutti. Erano entusiasmi genuini, piuttosto indifferenziati come i grandi sentimenti collettivi. Al fondo di essi vi era la convinzione alquanto ingenua che si potesse semplicemente voltare pagina, cominciare una storia tutta nuova, passare dal fascismo al postfascismo attraverso la Resistenza antifascista d’un colpo solo, come se vent’anni di fascismo fossero stati solo un brutto sogno, un incubo da dimenticare in fretta, da non pensarci più. È invece da considerare seriamente il fatto che i regimi politici cominciano veramente a vivere solo quando sono formalmente crollati. Se non si tiene presente questa possibilità sempre aperta, non si può comprendere la radice profonda del disagio politico dell’Italia odierna: un paese che ha nella sua legge fondamentale, la Costituzione repubblicana, un documento nato dalla lotta armata contro il fascismo, ma nel quale le basi oggettive della tirannide fascista non sono state intaccate e sul quale pesano ancora le strutture accentrate, la concezione e la gestione del potere, gli orientamenti di valore inculcati fin dai primi anni di scuola che nel loro insieme costituirono l’essenza del fascismo.

Ho già scritto altrove (si veda la prefazione al mio volume Idee per la nuova società, Firenze, 1967, pp. V-VI) che, se ricordo gli entusiasmi, l’intossicazione di euforia collettiva l’indomani della Liberazione, e li metto a confronto con la situazione odierna, venticinque



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